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"L'angolo di Lorenzo DB - Ottobre 2015" logo fabiolongo.com

 

04 October, 2015 - 13:06

Pubblichiamo qui di seguito l'analisi macro di un nostro amico, dotato di splendide capacità di analisi fondamentale. Ospiteremo volentieri le sue analisi, quando vorrà e senza impegno, pensando che siano un punto di vista importante anche se occasionalmente in disaccordo col nostro. Non in questo caso, nello specifico.

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Abbiamo passato un'altra settimana sull'ottovolante della speculazione e della manipolazione mediatica, il tutto contornato da una volatilità da far tremare i polsi.  
 
FED: I mercati sono tesi e concentrati sull'evento principale del 2015, che tarda ad arrivare, ovvero l'aumento dei Fed Funds. Durante l'ultima riunione del FOMC Fed il tanto temuto rialzo dei tassi è stato posticipato, la Banca Mondiale e il FMI avevano chiesto a gran voce alla FED di rinviare l'atteso rialzo più avanti a causa delle precarie condizioni dei Paesi Emergenti fortemente indebitati in dollari e con economie in sensibile contrazione (vedi Brasile, Sud Africa, sud est asiatico e Cina).   Si temeva che un rialzo dei tassi avesse dato il colpo di grazia alla già fragile stabilità finanziaria mondiale. Bene la Yellen con il suo amplomb (non so come si scrive) britannico, ha deciso di soprassedere e rinviare la fatidica decisione. Però nello spiegare in conferenza stampa la decisione lo ha fatto con poca chiarezza, quasi come se il problema in realtà non era esogeno ma interno agli USA.  Tutto ciò ha scatenato una ridda di speculazioni e strumentalizzazioni che ha portato ad una debacle dei listini mondiali, tranne quelli dell'India e della Cina, e ci si è chiesti "ma il problema è la Cina e gli Emerging oppure gli Usa, oppure si teme un contagio planetario in grado di far cadere il mondo in recessione?" Risultato: tutti giù per terra.   Si sa i mercati più che i rialzi o meno dei tassi temono l'incertezza, temono che il timone dell'economia e della finanza mondiale sia privo di una direzione e quindi privo di controllo. Adesso i mercati cercano certezze vogliono sapere attraverso i dati macro a che punto è il rallentamento della Cina e degli emerging, come sta l'economia USA e se l'Europa si sta veramente riprendendo. Ma non si accontentano vogliono che a fronte di dati positivi o negativi vi sia una risposta da parte delle Banche Centrali e dei Governi attraverso provvedimenti forti e chiari. Quindi se l'America sta bene entro la fine dell'anno bisogna aumentare i tassi perchè l'aumento scaccia ogni pensiero truce sulla stato di salute dell'economia, se in Europa l'inflazione non cresce è importante implementare tra Dicembre e Gennaio il QE visto l'ampio spazio di manovra che la Bce ha ancora. Se la crisi in Cina è più forte di quello che i dati macro fanno intendere allora si aspettano provvedimenti ad hoc per riportare in salute l'economia del Dragone e così via. Insomma fatti e non parole.   

USA: l'economia USA cresce, la sua crescita è continua e piuttosto solida, però anche abbastanza matura. Una crescita non dirompente come in passato dove i consumi interni vero motore dello sviluppo crescono in maniera continua ma graduale senza la droga dell'indebitamento facile, una crescita più moderata ma direi più sana. E' tornata la voglia di studiare perchè il mercato del lavoro è ad un passo della piena occupazione ma i lavori sono di scarsa qualità e quindi i giovani hanno ripreso a studiare, boom di prestiti agli studenti, si stanno indebitando molto per comprare auto, ma non vi è traccia di bolla immobiliare causa della crisi subprime del 2008. Le case mantengono un valore corretto in aumento ma senza eccessi, i mutui vengono erogati rispettando un buffer del 20/30%, Wall Street è sopravalutata ma non in bolla grazie ai ribassi degli ultimi tempi, i bond sono più alti ma non eccessivamente.   

Cina (musi gialli): il rallentamento è evidente è più forte del previsto, ma non siamo in recessione l'economia sale del 4% e non del 7% come XI chiedeva. E' una fase di grande trasformazione, che di solito crea sempre delle situazioni di forte scompensi, la manifattura cala, ma i consumi interni si mantengono su un buon livello, gli investimenti frenano, ma la bolla immobiliare piano piano si sta raffreddando. Ci vorrà tempo per ripartire alla grande ma in ogni caso non vedremo più percentuali di PIL a due cifre, la Cina si sta consolidando ed è una economia ormai più matura e più ricca.    

Crude: l'analisi del crude è complessa e le implicazioni sono di carattere geopolitico. I sauditi che hanno avuto in mano il controllo del prezzo del Black gold sono in affanno. Si sono proiettati in una guerra senza quartiere contro lo shale oil americano che gli rubava quote di mercato, abbassando i prezzi in maniera massiccia, stanno riportando le prime vittorie sul campo, molti pozzi in USA stanno chiedendo e molte società non hanno risorse per ripagare gli oneri finanziari sui finanziamenti accesi tempo fa. Una guerra che però deve essere vinta entro un lasso tempo ben definito altrimenti la cosa si può ritorcere contro gli stessi sauditi. Infatti incominciano ad avere il fiato corto, il deficit è del 7,5% e per la prima volta il regno ha dovuto emettere bond. La risposta US NON SI è FATTA ATTENDERE, e stanno ritirando i soldi dai fondi dei Paesi del Golfo, una fuga di capitali solo parzialmente compensata da un'altrettanta fuga di capitali di petrodollari dai fondi USA ed europei. Se ci mettiamo che i consumi sono calati a causa della crisi cinese il crude non ha molto spazio per rivalutarsi nel breve e nel medio termine.   

Europa: i dati macro sono generalmente incoraggianti è dimostrano una ripresa che è agli inizi ma sembra sul punto di incrementarsi. i dati del Pil sono rivisti al rialzo soprattutto quello italiano e spagnolo, la disoccupazione sta migliorando anche se molto lentamente, e consumi interni hanno incominciato ad aumentare da questa estate. Il QE sta dando una mano il credito incomincia ad affluire e la % di mutui erogati sta aumentando, non i prezzi degli immobili che saranno depressi ancora per molto, anche a causa dei buffer più restrittivi messi in campo dalle banche. Certo sul lato inflazione non si vede ancora la luce in fondo al tunnel + 0,2%, a causa anche del fatto che il petrolio è basso. Un inflazione così bassa non va bene, bisogna assolutamente che aumenti per poter dimostrare che il QE si è trasmesso correttamente nell'economia reale. Per questo Drago Draghi sta pensando di implementare il QE estendendolo fino al Giugno 2018, portarlo quindi dai 1.100 mld di euro a 2.400 mld di euro TEORICI!. Penserete che botta, no....sarebbe l'11% el Pil dell'eurozone contro i 21% degli Usa, i 25% della Boe e il 64% della BoJ, inoltre il diavolo si nasconde nei dettagli.....il QE europeo è il più flessibile di tutti ovvero abbiamo un tgt da raggiungere che è il 2% dell'inflazione o quasi e per questo il QE durerà fino al settembre del 2016, ma non è detto può andare oltre, certamente, ma si può fermare anche prima. è flessibile, quindi è tutto e il contrario di tutto. possiamo estenderlo fino al Giugno del 2018 aumentando anche il suo controvalore ma in ogni caso si fermerà al raggiungimento del 2% o poco sotto.
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